Qui la sua indimenticabileVirginia’s Song… tanto per sapere com’era la musica e cosa c’era nel cuore di Virginia Splendore
Doveva essere il 2002 o giù di lì: ero ancora un copywriter a pieno servizio in un’agenzia di pubblicità a Roma. Non… curandomi troppo di ciò, proprio da quell’ufficio, un giorno chiamai la cantante Barbara Eramo (conosciuta anni prima nel mitico “Il Locale” di vicolo del Fico, anzi era proprio il 1997) per chiederle il telefono di Virginia Splendore, che avevo visto in concerto sempre lì al Locale proprio con lei, ascoltando così per la prima volta nella mia vita il suono dello stick.
“Pronto, ciao, sei Virginia Splendore?”
Fu l’istinto a dirmi dal primo momento che il suo stick e il mio clarinetto avrebbero potuto dialogare benissimo. E così fu: un bel giorno mi presentai a casa di Virginia Splendore e già stavamo provando qualche suo pezzo.
Quella innaturale convivenza con la depressione
Anche quella prima volta… per Virginia non era un periodo molto allegro: si stava chiudendo una lunga relazione sentimentale e anche sul fronte musicale soffriva il momentaneo allontanamento dalla musica del suo storico partner, Roberto Fiorucci. Forse… le capitai “a fagiolo”, con il mio classico entusiasmo (contagioso?) che in poche settimane la convinse a tirare fuori un bel po’ di brani dal cassetto e a suonarli a tutto spiano stick e clarinetto.
Tutti i colori di Virginia…
Da lì in avanti ne abbiamo fatte un po’ di tutti i colori, anzi la definizione più appropriata è proprio quella che ha dato il titolo al disco che ne venne fuori qualche anno dopo: “Different things”, in cui c’era persino, tra gli altri, un certo Tony Levin come ospite!!!
Insieme siamo stati: in concerto in duo al Fandango Jazz Festival (2005) a La Palma ad aprire la serata del trio di Rachel Z (la allora pianista di Peter Gabriel!!!); in quartetto in Francia (Bretannia) al Tape Guitare Festival di Allaire (2004, vedi estratto video qui sotto) suonando anche uno spaziale Birdland fuori programma insieme al bassista Michael Manring e nello stesso anno in un esclusivo Live@Kataweb nella stessa sessione di registrazione di Dominc Miller (chitarrista di Sting!!!); poi Festival Internazionale delle Chitarre di Sarzana 2006 e vari altri concerti in giro per l’Italia, ma pure… in una strana fine di agosto/primi di settembre di non mi ricordo quale anno anche a suonare per strada dalle parti del Pantheon, dove in poche serate avevamo raccolto sufficiente denaro per pagare un po’ di bollette arretrate di Virginia…
…e le strade diverse della vita
Credo che tutto ciò che abbia rappresentato per me Virginia sia ben sintetizzato nella musica suonata e incisa insieme a lei, ad Andrea Moneta e allo stesso Roberto Fiorucci, ritornato poi stabilmente allo stick. Ma è evidente che qualcosa, nelle nostre rispettive vite (musicali e non solo), dev’essere andata in direzioni diametralmente opposte, visto che… proprio mentre il 6 maggio 2011 io mi trovavo a Vienna per un concerto con un’altra musicista (questa volta con ancora più corde dello stick… trattandosi di un’arpa) Virginia si trovava da sola nei pressi della sua casa di campagna verso Rieti e… decideva di lasciarci per sempre.
Probabilmente, quasi quanto la parte musicale, anche la stessa vicenda umana di Virginia, mi ha insegnato tante cose SULLA vita: ad esempio che ancor prima di “cercare di star bene” insieme agli altri, bisogna necessariamente ritrovarsi a fare i conti con se stessi, con le proprie insicurezze e con le sfide mai combattute fino in fondo, che prima o poi ti pesano come un macigno.
Ciao Virginia, e grazie ancora per la musica e i sorrisi sinceri che ci hai donato.